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L’INGV è grato all’Arma dei Carabinieri che ci darà ospitalità per installare nuove stazioni sismiche nelle proprie caserme. Abbiamo formalizzato la nascita di un Centro di Monitoraggio delle Isole Eolie, finalizzato a un coordinamento più efficace per lo studio e la sorveglianza dei vulcani attivi nel Tirreno.

Inutile e soprattutto sbagliato dimenticare i rischi perché i terremoti torneranno, le eruzioni pure: in media almeno 20 eventi sismici disastrosi ogni secolo colpiscono l’Italia. Dobbiamo chiederci se stiamo facendo abbastanza per essere pronti alle prossime emergenze. Stiamo studiando e monitorando questi fenomeni adeguatamente? Sinceramente, credo che dovremmo essere messi in condizione di fare di più, ma dipende anche da quanto noi sappiamo comunicare ai cittadini l’importanza di investire in ricerca e in prevenzione.

Raccogliere dati della Terra è un po’ come preparare dei mattoni, ma un gran mucchio di mattoni non fa un bel palazzo, c’è bisogno dell’architetto, vi è la necessità di un progetto di ricerca e di un modello fisico che spieghi il fenomeno, in sostanza la capacità di interpretare e comprendere la natura.

Come risorse naturali non abbiamo nulla di più prezioso dell’acqua e dell’aria: in virtù di una collaborazione con l’ISPRA e le ARPA regionali, e di questo ringrazio il Presidente Stefano Laporta, stiamo realizzando una rete di monitoraggio nazionale idrogeochimico delle falde acquifere e delle sorgenti per rilevare non solo la qualità chimica delle acque, ma anche le sue variazioni di temperatura, profondità e portata nel tempo, sia in termini di riserve, ma anche come possibili precursori di eventi vulcanici e sismici. Oltre a riserve minerarie per l’industria e alla protezione da gas letali come il radon, studiamo come realizzare impianti geotermici e pompe di calore a ciclo chiuso: un progetto sarebbe, per esempio, quello di realizzare energia geotermica e con questa desalinizzare l’acqua marina con la tecnica dell’osmosi inversa, partendo dalle Isole Eolie, dove i costi dell’acqua trasportata dalle navi cisterna sono sempre molto alti.

Capire come si accumula nei secoli l’energia che in pochi secondi si scatena in un terremoto è tra le inevitabili e doverose ambizioni di ogni ricercatore in questo campo. Lo stesso vale per la dinamica dei vulcani: conoscere la composizione chimica dei magmi, le loro temperature e viscosità, il contenuto in gas: tutti parametri che determinano la tipologia e la scansione temporale delle eruzioni.

Rischi e risorse naturali: questi sono i nostri obiettivi, con l’ambizione di diventare il baricentro per un Servizio Geologico Europeo, perché in una federazione di Stati si devono condividere gioie e dolori, come in una famiglia, analogamente all’organizzazione negli Stati Uniti dove il Servizio Geologico Americano – USGS, è un fondamentale centro di ricerca e il riferimento del Governo per i rischi e le risorse naturali.

L’INGV è sede di due infrastrutture europee Eric, EMSO per le aree marine ed EPOS per la terra solida, che possono rappresentare il collante per iniziare questo percorso di istituzione europea.

Sì, l’Europa può nascere anche da questo, come la condivisione del tema delle grandi migrazioni, dalla scelta di una difesa militare unica, a una politica della conoscenza in grado di tutelare i valori e le culture dei singoli stati europei per traguardare un nuovo orizzonte comune, di nascita di uno stato sociale europeo, che contempli un rapporto moderno e di maggior rispetto con la natura, di difesa dai rischi e di utilizzo sostenibile delle risorse. Oggi è possibile, oggi lo dobbiamo fare.

Grazie per la collaborazione a Casa Italia e al suo Capo Dipartimento Roberto Marino. Casa Italia rappresenta una grande opportunità per una nuova progettazione del nostro vivere in futuro: edifici più resilienti ai rischi naturali e, nello stesso tempo, più sostenibili dal punto di vista energetico.

La Terra è la nostra casa. L’INGV studia la nostra casa, come è fatta e come funziona. Rischi e risorse naturali sono le nostre parole chiave.

Non c’è fenomeno sulla Terra che non sia dovuto a un gradiente, dai gradienti di temperatura o pressione, da gradienti elettromagnetici fino a gradienti di natura socio-economica. Abbiamo la necessità di conoscere e, per quanto possibile, governare questi gradienti che sono il motore del mondo.

L’INGV si propone al Miur per la divulgazione a livello scolastico dei meccanismi che generano i rischi e delle risorse naturali, perché è nell’educazione dei futuri cittadini che si crea una società preparata ad affrontare il futuro.

L’INGV è uscito da una grave crisi economica e ha in larghissima parte risolto la piaga del precariato. Oggi l’INGV guarda al futuro: ammodernamento delle reti di monitoraggio, progetti europei e internazionali, miglioramento e ampiamento del sistema osservazionale, maggiore collaborazione con l’università. Sviluppo della ricerca, da quella libera di ogni singolo ricercatore, a quella di ente, istituzionale: i tre dipartimenti Ambiente, Terremoti e Vulcani stanno lanciando dei progetti ambiziosi, finalizzati allo studio dei cambiamenti climatici, dell’innalzamento del livello marino nel Mediterraneo, della struttura della crosta e del mantello terrestre sotto l’Italia, dei sistemi di preparazione dei forti terremoti, della dinamica pre-eruttiva e di tutti gli scenari conseguenti per i dieci vulcani attivi nella nostra nazione.

Il personale dell’INGV mette il cuore nell’impegno al servizio dei cittadini, sia durante le fasi di emergenza, che in tutta la routine quotidiana di mantenimento delle infrastrutture, nello svolgere le proprie ricerche, nel costruire una società della conoscenza per capire come è fatta e come funziona la Terra, per meglio entrare nell’intimo della nostra natura, della nostra esistenza, per svolgere un ruolo chiave nelle scelte politiche per una cultura della prevenzione dai rischi naturali.

Studiare il nostro pianeta non è meno importante del comprendere la struttura dell’Universo o dei neutrini: una cultura ambientalista e una società resiliente devono fondarsi sulla profonda conoscenza della struttura della Terra e dei suoi meccanismi, proprio per evitare di turbare alcuni equilibri e compiere delle scelte bilanciate per uno sviluppo che potremmo cercare di definire equo e sostenibile.

Il mondo della conoscenza non può avere barriere, dobbiamo stimolare un’osmosi continua tra enti di ricerca e università, tra istituti pubblici e industria, a livello nazionale, europeo e internazionale. Il mondo della ricerca deve avere percorsi di crescita e carriera simili, tali da permettere quella mobilità, divenuta rarissima in Italia, che è invece la regola in buona parte delle nazioni più avanzate.

Come dice Josè Saramago, noi viviamo uno spazio fisico, ma siamo abitati dalla memoria dei nostri sentimenti, dei nostri luoghi e delle persone con cui siamo cresciuti. Noi siamo la nostra memoria. Ogni cittadino porta un patrimonio di esperienza che arricchisce una comunità. La crescita di una nazione avviene necessariamente tramite lo scambio culturale: e non parlo solo di una maggiore interazione tra università ed enti di ricerca, dei ricercatori in Italia da e verso l’Europa, ma della mobilità e integrazione con il resto del mondo, Africa, medio oriente e Asia inclusi. La scienza non ha confini e le mescolanze genetiche aiutano a creare generazioni più forti: vale anche per la cultura. Lo sapevano bene gli antichi romani, lo hanno praticato con successo i nordamericani e ora, nella loro espansione capillare, anche i cinesi.

  Il precariato è un fenomeno che non deve più ripetersi: dobbiamo chiudere questa pagina definitivamente e come INGV negli ultimi 3 anni abbiamo stabilizzato 276 unità di personale. Rimangono ancora 43 cosiddetti “comma 2” e auspichiamo che anche questi ricercatori trovino presto la giusta collocazione, ma è d’obbligo evitare che gli errori del passato si ripetano, avviando un arruolamento costante, con successive legittime aspettative di progressione di carriera per tutti, visto che gli attuali ruoli sono bloccati da troppi anni.

  Dobbiamo creare un percorso in cui vi è una fase iniziale preparatoria e fisiologica durante la quale si formano le nuove generazioni di scienziati, tecnici e amministrativi. Sì, perché senza amministrativi preparati la macchina della ricerca non funziona, ma abbiamo anche bisogno di snellire drasticamente e subito le procedure degli acquisti e degli appalti: la scorsa settimana discutevo con il Direttore Scientifico del Servizio Geologico neozelandese e gli chiedevo quante settimane o mesi gli servivano per acquistare uno strumento, oppure una macchina o una scrivania per l’istituto: mi ha risposto ‘al massimo qualche giorno’. Ma questa dinamicità è presente anche negli altri paesi europei che ci circondano, Francia, Germania, Spagna. La sovrastruttura normativa per il funzionamento amministrativo è una tagliola dannosa e inutile perché non ferma eventuali illeciti, ma paralizza il sistema: è una vera emergenza nazionale cui dobbiamo far fronte perché tutti noi vogliamo agire nella massima legalità e con la certezza che il nostro operato, finalizzato alle buone pratiche degli istituti di ricerca, sia svolto con quella serenità necessaria per poterci concentrare sui veri obiettivi di un ente scientifico: buona ricerca e buona formazione, senza dover essere permanentemente distratti da una ragnatela di norme e balzelli che fanno letteralmente perdere l’entusiasmo che anima chiunque operi nel mondo della scienza, che è la ragione sociale del nostro essere qui.

Grazie a tutti i colleghi che hanno fatto e continuano a fare grande l’INGV.