Mentre non è ancora finita la pandemia, l’Italia, l’Europa e il mondo intero rivivono un incubo che speravamo dimenticato, quello di una terza guerra mondiale che, dal punto di visto tecnico-storico, pare essere già iniziata. Lascia increduli come la storia, l’evoluzione della scienza e della cultura non abbiano ancora insegnato quanto la pace e la convivenza civile siano sempre la soluzione migliore, una conquista dell’umanità. Una delle tante gravi ricadute che il mondo sta vivendo, oltre la tragedia umanitaria, è la crisi energetica: questo deve far riflettere come l’Italia e l’Europa necessitino di una politica e di una strategia energetica comune. L’Italia ha giustamente scelto di aderire alle decisioni ineludibili di ridurre i gas climalteranti, e quindi si trova al bivio su cosa fare, tra il possibile ritorno al nucleare con i microreattori, l’acquisto di gas da altre nazioni, ma manca, tra le iniziative sullo sviluppo del fotovoltaico e dell’eolico, la consapevolezza e la determinazione di valorizzare anche le risorse geotermiche. L’INGV sta lavorando su questo tema, ed è pronto a contribuire fattivamente per l’individuazione delle aree più idonee e sicure per l’utilizzo del calore terrestre, una risorsa inesauribile che, se coltivata con le tecnologie moderne a ciclo binario, può contribuire concretamente all’autonomia energetica green dell’Italia.
Le geoscienze sono le discipline che ci avvicinano maggiormente alla natura del nostro pianeta, ricordandoci ogni giorno che siamo fatti di atomi che provengono dal mantello terrestre. La Terra ci fornisce il suolo per le coltivazioni, l’atmosfera per respirare, i metalli e tutti gli altri elementi che dall’età della pietra ci hanno fatto evolvere fino alla realizzazione degli smartphone.
L’INGV registra ogni giorno il respiro della Terra e i rischi che questo comporta, ma studia anche gli aspetti ambientali che ci permettono di garantire il nostro futuro e la qualità della nostra vita.
Al fine di costituire un qualificato punto di riferimento internazionale, dove la comunità delle geoscienze, ma non solo, possa trovare spunti, riflessioni e proposte sulle problematiche scientifiche con nuove prospettive, l’INGV ha promosso la pubblicazione della nuova rivista Journal of Geoethics and Social Geosciences, uno spazio internazionale di discussione sui temi della geoetica e delle geoscienze sociali aperto ai contributi anche di coloro che operano nel settore delle scienze umane e sociali, in una prospettiva pluridisciplinare. Con l’Editor in Chief della rivista si parla dell’importanza della geoetica, un campo emergente delle geoscienze di cui Silvia Peppoloni, ricercatrice dell’INGV, è stata definita la fondatrice.
Tra le cruciali sfide del nostro tempo che ci troviamo ad affrontare, c’è quella del cambiamento climatico che, osservato dai poli, si apre ad una visione ancora più devastante. il Professor Carlo Barbante, ordinario di Chimica analitica all'Università Ca' Foscari di Venezia e Direttore dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, è il nostro Ospite d’onore. Da anni è impegnato in prima linea in un lavoro senza precedenti per gli studi di paleoclimatologia dando spunti di riflessione sull’impatto delle attività umane e sull’allarme per la salute del pianeta.
I fenomeni naturali non conoscono confini politici. Il 22 aprile scorso, poco dopo le 23:00, si è verificato un terremoto in Bosnia Erzegovina. L’evento sismico si è percepito distintamente anche in Italia a distanza di migliaia di chilometri dall’epicentro. Perché un risentimento così forte a notevole distanza dal luogo interessato? La Direttrice del Dipartimento Terremoti dell’INGV, Rita Di Giovambattista, chiarisce la dinamica dell’evento e il meccanismo della sismicità della zona interessata.
Nella rubrica dedicata ai vulcani, ci siamo dedicati a dei piccoli “gioielli” che producono i Campi Flegrei: i minerali fumarolici. Tipici dei sistemi vulcanici attivi, sono piccoli, hanno colori brillanti e sono estremamente delicati. La loro formazione è regolata dalle alte temperature delle fumarole e dall’interazione dei gas fumarolici con le rocce circostanti, si formano in poche ore ma può bastare una forte pioggia per spazzarli via. Massimo Russo, mineralista dell’INGV, ci racconta come la caldera dei Campi Flegrei sia ricca di questi minerali, rappresentando un vero e proprio laboratorio a cielo aperto per osservare la loro generazione, considerando, inoltre, che in essa è possibile trovare alcuni minerali unici mai riconosciuti finora in nessuna altra parte del mondo.
Il nostro viaggio nelle geoscienze prosegue in Africa, territorio ricchissimo di storia e potenziale scientifico. Il suo campo paleomagnetico è stato recentemente l’oggetto privilegiato di una ricerca che ha permesso di aggiungere un nuovo tassello nella storia della conoscenza del campo magnetico terrestre e delle sue anomalie. Anita Di Chiara, ricercatrice dell’INGV è autrice dello studio che ha portato alla realizzazione del primo modello geomagnetico dell’Africa degli ultimi 4.000 anni. Ci illustra le potenziali applicazioni del metodo per lo studio di aree del nostro pianeta ancora non sufficientemente indagate dalla letteratura scientifica.
Dal cuore della terra al cielo stellato: è la descrizione quasi poetica per descrivere l’ambito in cui si declinano le ricerche della Sezione Roma1 dell’INGV: dallo studio dell’interno della Terra alle ricerche sui gas atmosferici.
La Sezione, diretta da Salvatore Barba, è orientata alla multidisciplinarietà, con numerosi laboratori scientifici aperti ai ricercatori che vogliano approfondire un’intuizione o sviluppare un’idea.
Infine, chiudiamo il tour virtuale con il Laboratorio di Sedimentologia e Microscopia Ottica dell’Osservatorio Etneo dell’INGV. Con Daniele Andronico vediamo come all’INGV di Catania si analizzano i prodotti eruttivi dei principali vulcani attivi presenti in Sicilia, ovvero Etna e Stromboli.
Buona lettura!