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L’Osservatorio Nazionale Terremoti dell’INGV. Intervista al Direttore Salvatore Stramondo
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- Scritto da Sara Stopponi
Una Sezione attiva su tantissimi fronti caldi che vedono protagonista l’INGV: dalla sorveglianza sismica del Paese all’allerta tsunami per l’area mediterranea, passando per l’osservazione della Terra, il monitoraggio satellitare delle eruzioni vulcaniche e quello delle variazioni del livello del mare.
Il nostro viaggio alla scoperta delle Sezioni dell’Istituto ci porta oggi a Roma, nella Sede centrale dell’Osservatorio Nazionale Terremoti (ONT). Qui abbiamo intervistato il suo Direttore, Salvatore Stramondo, che ci ha raccontato come in questi lunghi mesi di pandemia la sua Sezione abbia saputo adattarsi alla necessità di continuare a far funzionare il cuore pulsante dell’INGV, la Sala di Sorveglianza sismica.
Con lui abbiamo affrontato anche la grande responsabilità di cui è stato investito in questi anni alla guida dell’ONT e alcuni degli episodi che più lo hanno colpito, professionalmente e umanamente.
Salvatore, da quanto tempo sei Direttore dell’ONT dell’INGV?
Sono Direttore dell’ONT dal 21 febbraio del 2017, più di quattro anni fa. Sono subentrato “in corsa”, perché il collega che era Direttore prima di me si dimise e venni nominato in maniera un po’ repentina. A fine 2017 ci fu però la call per il triennio successivo e quindi da lì è partita un po’ la vera e propria avventura del mio primo mandato da Direttore, conclusasi a dicembre 2020. Da gennaio è iniziato il mio secondo triennio.
Cosa significa per te ricoprire questo incarico?
Beh è sicuramente una grande soddisfazione, ma direi prima ancora una grande responsabilità. Il Direttore dell’ONT si occupa della sorveglianza sismica in Italia e dell’allerta tsunami nel Mediterraneo, poiché la Sala di Sorveglianza dell’INGV ospita questi due servizi. Ricoprire questo incarico è, come dicevo, una grande responsabilità che comporta anche, devo dire, una vita lavorativa estremamente intensa: quando si verifica un evento sismico particolarmente importante, ad esempio, i colleghi – giustamente – non esitano a chiamarmi anche nel bel mezzo della notte. È un lavoro a tempo pieno, insomma, ma senza dubbio molto stimolante.
Quali sono le principali attività di cui si occupa l’ONT?
L’ONT è una Sezione molto grande dell’INGV, con una natura eterogenea per quanto riguarda le attività che vengono svolte al suo interno.
Nasce come Sezione principalmente sismologica: presso l’ONT (che un tempo si chiamava CNT, cioè “Centro Nazionale Terremoti”) sono incardinate la Sala Sismica, la Rete Sismica Nazionale e oggi anche la Rete Geodetica dell’Istituto. Abbiamo quindi una struttura che gestisce alcune tra le infrastrutture più importanti dell’Ente. Altrettanto importante è la componente di osservazione della Terra: nella nostra Sezione è stato infatti costituito un Laboratorio che si occupa di elaborazioni di dati radar da satellite e, inoltre, gran parte delle attività del nuovo Centro di Osservazione della Terra dell’INGV si svolgono proprio in seno all’ONT.
Svolgiamo poi importanti attività anche in ambito vulcanologico, perché gestiamo le antenne di acquisizione dei dati satellitari che sono importantissimi per rilevare, ad esempio, il plume dell’Etna, ovvero le emissioni gassose del vulcano, nonché per monitorare l’avvio di un’eruzione vulcanica, sempre da satellite. Queste antenne sono posizionate sul nostro tetto, qui nella Sede Centrale di Roma dell’Istituto, e sono una ulteriore infrastruttura incardinata presso l’ONT.
Infine, ma non per importanza, come Sezione ci occupiamo anche di tematiche ambientali: tra queste, ad esempio, lo studio delle variazioni di livello del mare con l’analisi dell’impatto che questo fenomeno ha sulle aree costiere. Tra l’altro questo tipo di studio si collega fortemente anche con l’attività di monitoraggio dei beni culturali - pensiamo solamente ai numerosissimi porti di epoca romana distribuiti lungo le nostre aree costiere - e con la valutazione degli effetti a medio e lungo termine che le variazioni del livello marino hanno sul patrimonio culturale o sulle infrastrutture lungo costa.
Quanti colleghi fanno parte dell’ONT?
Siamo circa 150 colleghi, più personale assegnista, borsisti, associati di ricerca, e così via. Va ricordato che l’ONT ha la sua Sede principale qui a Roma, ma è in realtà distribuito su tutto il territorio nazionale con altre sedi ad Ancona, Grottaminarda (AV) e Rende (CS), personale in Sicilia, presso la Sede di Palermo, e con le nuove Sedi incardinate presso le Università di Cassino e Bari.
Qual è stato, in questi anni da Direttore, l’episodio professionale più importante che ti piacerebbe raccontare?
Ce ne sono stati diversi… Un episodio che è stato abbastanza unico resta sicuramente la visita qui in Istituto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel 2018. Al di là dell’inevitabile emozione, ho avuto il piacere di accoglierlo nella nostra Sala di Sorveglianza e devo dire che la cosa che mi ha colpito maggiormente, oltre al fatto che ascoltò attentamente tutte le varie spiegazioni, è stato che una volta finita la visita ritornò indietro a salutare uno per uno tutti i turnisti, dandoci la concreta percezione che ci fosse da parte sua un’attenzione molto profonda per il nostro lavoro.
Un altro episodio che mi piacerebbe raccontare per delle ragioni personali e affettive riguarda uno dei vari accordi che come Ente abbiamo stipulato in questi anni con l’ONT in prima fila: nello specifico, il protocollo che abbiamo firmato con l’Arma dei Carabinieri. È stato un altro momento importante perché siamo riusciti dopo tanti anni ad avere la possibilità di utilizzare all’occorrenza, quindi quando se ne è presentata e quando se ne dovesse presentare la necessità, le infrastrutture dell’Arma per installare dei sensori sia in emergenza che per il monitoraggio sismico ordinario. Si tratta di un episodio che non dimenticherò proprio per il prestigio del risultato che siamo riusciti a ottenere.
E l’aneddoto più divertente?
Beh ve ne sono tanti, forse uno in particolare. Come saprai, in Istituto riceviamo (o meglio, ricevevamo prima che la pandemia cambiasse tutte le carte in tavola) tante delegazioni straniere. Durante la vista di una di queste, qualche tempo fa, mentre eravamo ancora in Sala di Sorveglianza e dopo le classiche domande “di rito” al termine delle nostre spiegazioni sulle attività di servizio che svolgiamo h24, il traduttore che accompagnava questa delegazione mi segnala che il capodelegazione aveva un’ultima domanda da pormi. Lo faccio parlare e la domanda era più o meno questa: “Voi siete ben organizzati per affrontare vari rischi. Ma se dovesse cadere un meteorite sull’Istituto, cosa fareste?”. La domanda era assolutamente seria… Al che, devo dire un po’ perplesso, ho risposto che in quel caso ci sarebbero problemi ben più grandi a cui pensare. Ovviamente ricordo questo episodio con il sorriso, è stato forse tra i più curiosi che mi siano capitati nel corso della mia carriera.
In che modo i cambiamenti nella quotidianità dovuti alla pandemia da Covid-19 hanno modificato le attività della tua Sezione?
Farei una distinzione tra due piani su cui, a mio avviso, l’impatto della pandemia è stato molto forte. Il primo è quello lavorativo della Sezione in senso stretto e riguarda il nostro lavoro quotidiano: non facciamo più riunioni in presenza, ad esempio, e questo secondo me sta divenendo un problema, non solo per il numero di riunioni programmate che ormai è elevatissimo, ma anche perché riunirci esclusivamente tramite piattaforme come ‘Meet’ ci ha fatto perdere la possibilità di confrontarci in maniera anche molto franca. Una cosa che può essere detta di persona difficilmente viene detta via ‘Meet’, così come alcune delle discussioni che spesso avvenivano davanti a un caffè oggi non vengono affrontate.
Il secondo piano su cui l’impatto del Covid-19 è stato fortissimo è chiaramente l’attività di sorveglianza sismica in Sala. Fin dai primissimi giorni in cui si cominciò a parlare della pandemia, quindi a partire dalla fine di febbraio dello scorso anno, in qualità di responsabile del servizio nazionale di sorveglianza sismica e allerta tsunami dovetti prendere una serie di decisioni e fare delle scelte molto importanti. Tra queste, ad esempio, isolare fisicamente tutto l’ambiente della Sala di Sorveglianza, dividere in squadre il personale turnista, fare in modo che tutti indossassero la mascherina (e, come ricorderete, nella primissima fase dell’emergenza non c’erano mascherine disponibili in Italia e abbiamo dovuto ingegnarci per cercarle fuori dal nostro Paese), attivare una sanificazione quotidiana degli ambienti, e così via. Tutto ciò è stato possibile grazie al forte spirito di servizio del personale turnista e di tutti i colleghi che operano per- e nella Sala. Inoltre, grazie ai colleghi informatici abbiamo sviluppato dei sistemi che oggi consentono il controllo della Sala da remoto: questo è stato di grande utilità perché a un certo punto, nello specifico a ridosso della seconda ondata pandemica, quindi durante lo scorso autunno, abbiamo dovuto considerare anche l’ipotesi di spostare il personale turnista fuori dalla Sala per ridurre al minimo le possibilità di incontro tra i colleghi e, quindi, di eventuale contatto e conseguente diffusione del virus. Fortunatamente alla fine siamo riusciti a fare in modo di isolare, sempre all’interno dell’Istituto, ciascuno dei quattro turnisti in un ambiente separato dagli altri, senza doverli far lavorare da remoto. La Sala continua ad essere costantemente collegata con i funzionari, con il Direttore e con i reperibili tramite delle stanze ‘Meet’ che abbiamo sempre aperte in modo tale che qualsiasi problema si verifichi possiamo collegarci. Durante le operazioni di sanificazione degli ambienti il personale abbandona le proprie postazioni e il controllo viene assunto da remoto tramite gli strumenti informatici cui accennavo poco fa.
Tutto sommato, quindi, anche in una situazione estremamente critica a livello globale, siamo riusciti a compiere degli importanti passi in avanti dal punto di vista tecnologico che, a mio parere, non sarebbero stati realizzati in tempi così brevi se non ci fosse stata la stringente necessità di farli. Diciamo che, nel male, possiamo considerarla un’occasione di crescita.
Ci sono dei progetti futuri riguardanti la Sezione che ti piacerebbe anticiparci?
L’ONT è sicuramente una Sezione in prima linea per quanto riguarda i nuovi sviluppi della ricerca. In questo momento stiamo lavorando in particolare sull’integrazione della grande quantità di dati che acquisiamo: si tratta di dati multiparametrici che vanno dal dato sismologico, a quello geodetico, a quello satellitare. Integrare questi dati, rendere interrogabili i database è un importante sviluppo tecnologico che ci consente di collezionare e rendere fruibili dati di diversa natura: quando si parla di big data bisogna sempre ricordare, infatti, che se non si è in grado di interrogare correttamente una sempre più vasta mole di dati, estraendone il contenuto informativo, questa diverrà solo una gran quantità di spazio occupato su disco.
Stiamo continuando a lavorare anche sull’integrazione tra le Sale Operative che l’INGV ha a Roma, Napoli e Catania: si tratta di un grande progetto che ha fatto fare, non dimentichiamolo, dei passi in avanti senza precedenti. Dobbiamo sempre confrontarci con il passato: tutto è perfettibile, ma se guardiamo al passato chiaramente vediamo che i progressi nel corso del tempo sono stati enormi.
Stiamo sviluppando, poi, dei sistemi cloud per rendere disponibili a tutti i nostri dati e, al tempo stesso, per risolvere i problemi di continuo incremento di storage attuando al tempo stesso una gestione più oculata delle risorse.
Per quanto riguarda gli accordi che l’INGV sta sviluppando per il futuro e che vedranno l’ONT protagonista vorrei ricordare in particolare il supporto a chi gestisce alcune tra le infrastrutture critiche nazionali, quali ad esempio grandi industrie, oppure la rete autostradale, o ancora la rete ferroviaria nazionale. Si tratta di una tematica di estremo interesse, poiché i gestori di queste infrastrutture strategiche per il Paese si rivolgono a noi, come Istituto e come ONT, per ricevere un supporto nello sviluppo di tecnologie e competenze avanzate volte alla gestione delle criticità di questi impianti, legate, ad esempio, al rischio sismico, vulcanico o ambientale che può impattare su di esse.
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