Le spoglie del grande fisico, primo direttore del Reale Osservatorio Vesuviano, troveranno presto una dignitosa sepoltura nel giardino della più antica sezione dell'INGV
Ci siamo quasi. La trasposizione delle spoglie di Macedonio Melloni nella terra consacrata adiacente la sede storica dell'Osservatorio Vesuviano, ora sezione dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è oramai vicina. Lo scienziato parmense, noto per le sue ricerche sul calore e sull'elettromagnetismo, finalmente torna all' Osservatorio Vesuviano, che ha diretto sin dalla sua fondazione. Era nel pieno della sua attività, quando nel 1854 morì di colera a Portici, all'età di soli 56 anni. In base alle leggi dell'epoca venne seppellito a Barra, a est di Napoli, nel Cimitero dei colerosi, che adesso purtroppo versa in grave stato di abbandono e degrado. Macedonio Melloni (1798 - 1854) è stato uno dei più importanti fisici europei del XIX secolo. Insegnò presso l'università di Parma fino al 1830, poi per motivi politici fu esiliato a Firenze. Le sue ricerche riguardarono il calore e il campo magnetico terrestre. Dimostrò che la radiazione infrarossa è di natura analoga a quella della luce visibile. Tanto che, per i suoi meriti scientifici, ebbe nel 1834 la medaglia Rumford dalla Royal Society di Londra, prestigioso riconoscimento nel campo della termodinamica e dell'ottica. Soggiornò in Svizzera, Inghilterra e Francia, dove strinse rapporti di collaborazione scientifica con noti scienziati come Michael Faraday, Alexander Von Humboldt e Francois Arago. Furono proprio questi ultimi a raccomandare caldamente il Melloni presso la corte napoletana di Ferdinando II, re delle Due Sicilie.
Nel 1839 il re assegnò a Macedonio Melloni l'incarico di direttore del Conservatorio di Arti e Mestieri e di un istituto meteorologico per lo studio dei vulcani. Il primo non venne realizzato. Il secondo, invece, venne eretto sul Vesuvio, con il nome di Reale Osservatorio Meteorologico Vesuviano, e inaugurato nel 1845, durante il VII Congresso degli Scienziati Italiani. Purtroppo, quattro anni dopo l'inaugurazione, Melloni fu destituito per le sue simpatie liberali. Lo scienziato si ritirò nella sua villa di Portici, alle pendici del Vesuvio, dove ebbe comunque la tranquillità e la concentrazione necessaria per proseguire i suoi studi, anche sulle proprietà magnetiche delle lave vesuviane, fino alla morte. Nelle intenzioni dei familiari e degli accademici, i suoi resti sarebbero dovuti essere trasportati nella Basilica di Santacroce a Firenze, dove dal 1857 si trova il suo monumentale cenotafio, tra le tombe degli italiani illustri. Tuttavia la rigida normativa vigente non ne permise il trasporto al di fuori dell'area napoletana. Negli ultimi mesi, grazie all'intuito e alla accurata ricostruzione storica di Giovanni P. Ricciardi, e alla tenace determinazione nell' espletamento delle pratiche burocratiche di Emilia Trimarchi, entrambi dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OV), la Regione Campania ha concesso l'autorizzazione per la traslazione della salma. Il primo direttore dell'Osservatorio Vesuviano troverà così un’adeguata sistemazione presso la Sede Storica della sezione, dove esiste un lembo di terra sacra, luogo che lui stesso aveva scelto per la costruzione dell'istituto vulcanologico. Le moderne intuizioni di Melloni hanno costituito le basi su cui si sono fondati gli studi sul magnetismo delle rocce e, nella sorveglianza dei vulcani, il telerilevamento nella banda infrarossa e ultravioletta. La realizzazione di un luogo raccolto e dignitoso dove saranno ospitati i suoi resti e dove altri scienziati della Terra potranno venire a rendergli omaggio rappresenta un giusto seppur postumo riconoscimento che l'INGV vuole porgere a un grande scienziato.