I primi studi sui precursori elettromagnetici dei terremoti svolti all’inizio del 1900 da un frate francescano portano nel nostro Paese un primato inaspettato
Sono stati rinvenuti, e per la prima volta tradotti in lingua inglese, tre documenti di padre Atto Maccioni in cui si proponeva, già a inizio ‘900, l’ipotesi di segnali elettromagnetici come precursori sismici. Un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha recentemente pubblicato sulla rivista Seismological Research Letters, per la prima volta in lingua inglese, i tre documenti finora sconosciuti che testimoniano i primi studi al mondo sui precursori elettromagnetici dei terremoti effettuati circa un secolo fa dal frate francescano, direttore di un osservatorio presso il Convento dei Frati Minori dell'Osservanza di Siena. La pubblicazione dei documenti su una rivista internazionale ha permesso di presentare in tutto il mondo il fondamentale contributo scientifico del frate minore toscano, le cui opere e i cui studi erano finora rimasti limitati al contesto nazionale a causa della loro stesura solo in lingua italiana. Nel 1909, appena la tecnologia lo rese possibile, padre Atto Maccioni iniziò a studiare i precursori di natura elettromagnetica dei terremoti. Ciò significa che la prima osservazione di un possibile fenomeno di questa natura risalirebbe a oltre mezzo secolo prima rispetto a quanto si credeva finora. I “precursori” sono dei fenomeni estremamente diversi tra loro che, occasionalmente, possono manifestarsi prima di un evento sismico. Purtroppo finora questi fenomeni non sono correlabili ai terremoti con criteri di sistematicità e necessità, ragion per cui non sono ancora operativamente validi per la previsione dei terremoti. Possibili precursori elettromagnetici si studiano già dalla metà degli anni Settanta ma non era chiaro, fino ad oggi, chi per primo avesse scoperto o almeno ipotizzato il fenomeno (e nemmeno perché). Il radioastronomo statunitense Warwick osservò un fenomeno nel 1960, ma soltanto venti anni dopo ne attribuì la natura al terremoto. Nel frattempo il russo Gokhberg osservò consapevolmente diversi potenziali precursori, ma non è chiaro perché li cercasse né chi ne avesse, in URSS, teorizzato l'esistenza. Il team dell’INGV ha rinvenuto e studiato i rari documenti scritti da un frate quasi sconosciuto che portano con certezza a inizio secolo l'ipotesi dell'esistenza di un precursore elettromagnetico, nonché la prima osservazione di un possibile fenomeno, attribuendo all’Italia un primato inaspettato e finora sconosciuto. Più di cento anni fa, padre Atto Maccioni tentò infatti di dimostrare la discutibile ipotesi secondo cui i casi di premonizione negli animali potessero essere causati da una loro sensibilità a onde elettromagnetiche indotte sul sistema nervoso da correnti telluriche premonitrici del terremoto. A supporto di questa tesi realizzò un particolare ricevitore da lui battezzato “Avvisatore”. Questo strumento impiegava un “coherer” come la radio di Marconi, ma opportunamente modificato per riuscire a rilevare dei segnali elettromagnetici con molti minuti di anticipo rispetto alle onde elastiche rilevate da un sismografo e un tromometro (un sensore meccanico inventato in Italia nel 1868 per studiare la microsismicità) usati come riferimento. Il meccanismo dell’Avvisatore sismico di padre Maccioni era semplice: quando un segnale elettromagnetico veniva captato dal sottosuolo, un relé avviava un orologio che era fermo alle ore 12:00. In questo modo era possibile leggere con esattezza il tempo trascorso dal ‘preavviso’ all’evento sismico. La recente pubblicazione in lingua inglese di questi documenti offre agli storici internazionali un ulteriore elemento di conoscenza del fondamentale contributo degli scienziati italiani nella ricerca sismologica.