Newsletter n.9
Luciano Zuccarello
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- Scritto da Marco Cirilli
Nome: Luciano Zuccarello
Qualifica: Tecnologo
Campo di attività: Principalmente lo studio dei segnali sismo-acustici acquisiti in ambiente vulcanico.
Un ragazzo posato, con i piedi ben piantati nella terra in cui è cresciuto con la sua famiglia, ma per il quale i momenti più significativi della vita sono sempre stati segnati da colpi di fulmine: per la sua compagna di vita, per la natura e la scienza o per una bicicletta nuova da bambino.
Sincerità, generosità e curiosità sono per lui gli antidoti a un mondo in cui, troppo spesso, la stupidità e i limiti dell’uomo spaventano e condizionano il corso degli eventi.
Protagonista di questo mese è Luciano Zuccarello, una vita sapientemente orchestrata tra famiglia, sport e lavoro, senza dimenticare qualche pacifica incursione ai fornelli, coltivando la sensibilità tipica di chi riesce a trovare risposta ai grandi o piccoli dilemmi quotidiani tra le pagine di un libro o tra le note di una canzone.
Cosa o chi ti ha avvicinato al mondo della scienza?
In famiglia mia nonna paterna e mio padre, a scuola il mio professore di matematica e scienze delle medie. Fin da piccolissimo mi spiegarono con parole semplici ma efficaci come funzionava la natura.
Interessante la nonna paterna…raro al tempo direi, no?
Mah non ti saprei dire. Vengo da una famiglia (lato mio padre) che ha sempre lavorato nel mondo della campagna, quindi era abbastanza normale avere un approccio diretto con tutto quello che era relativo alla natura.
Da bambino cosa sognavi di diventare “da grande”?
Dicevo sempre: “Lo studioso delle ossa dei dinosauri”.
Che materie ti appassionavano a scuola?
Sicuramente tutto ciò che riguardava la natura, la Terra e i pianeti.
Che adolescente eri?
Avevo molti sogni da realizzare. Ero anche abbastanza introverso.
Quale altro sogno avresti voluto realizzare?
Ancora ci sto lavorando sopra. Quando lo realizzerò te lo farò sapere… promesso!
C’è stato un “mito” di riferimento a cui ti sei ispirato?
No, non uno in particolare.
Dove ti sei laureato e che ricordi hai del tuo percorso universitario?
Mi sono laureato a Catania. Percorso abbastanza movimentato direi.
In che senso?
Sono entrato nel mondo della ricerca che ancora dovevo laurearmi. Mi sono laureato nel bel mezzo della “grande eruzione” dell’Etna, quella del 2001. Quindi tra un turno di monitoraggio, un recupero dati sismici sul campo, analisi e bollettini per il DPC, ho preparato tesi e discussione.
Diciamo che questo “iter” ha sempre contraddistinto il mio percorso formativo e lavorativo. Infatti, sempre continuando a lavorare, ho studiato e preso un master in geofisica, un PhD in sismologia all’estero, per chiudere con una esperienza formativa europea come una Marie Curie.
Il momento più emozionante della tua carriera?
In realtà ne ho due: il primo all’Etna, quando ho visto nascere e formarsi quello che poi sarebbe diventato il cono eruttivo principale di quota 2.700 durante l’eruzione del 2002/03. L’altro quando sono sbarcato in base in Antartide sentendo un “assordante” silenzio che mi circondava.
Invece il momento più emozionante nella tua vita privata?
Per fortuna ne ho molti e tutti molto diversi nella loro sfera di emozioni. Ancora ricordo la sensazione che ho provato la prima volta che ho visto quella che poi sarebbe diventata la mia compagna di una vita. Non vorrei poi dire banalmente la nascita dei miei figli (da noi chiamati le “belve”), ma chi conosce bene la mia vita privata sa benissimo che sono stati momenti indimenticabili e inaspettati.
Cosa credi sia importante trasmettere ai propri figli, soprattutto in un mondo sempre più frenetico e in continua evoluzione (o involuzione, dipende dai punti di vista)?
Direi tre valori fondamentali. La sincerità: sicuramente essere sempre sinceri, soprattutto con sé stessi. La generosità: essere generosi con gli altri è qualcosa di cui se ne beneficia in prima persona. E a curiosità, perché con quella si supera ogni tipo di banalità e si va avanti senza sentire il peso della fatica.
Cosa pensi che saresti diventato se non avessi fatto il ricercatore?
Sicuramente avrei continuato nel mondo dello sci. Prima di entrare nel mondo della ricerca avevo un contratto come maestro presso una struttura turistica in Trentino.
Da quanto tempo sei all’INGV?
Praticamente da quando è nato.
Qual è la prima cosa che fai quando torni a casa?
E chi se lo ricorda più dopo questi anni di pandemia e lockdown…
Come hai vissuto il periodo di lockdown?
Tutto sommato bene. Avevo vicino i miei affetti. Chiaramente, con una famiglia numerosa ho faticato a ritagliarmi miei spazi ma abbiamo retto bene tutti.
Qual è, secondo te, la scoperta scientifica che cambierebbe la storia?
Mah, non saprei francamente. Credo che ogni scoperta (grande o piccola, buona o cattiva che sia) determina piccoli o grandi effetti che inevitabilmente cambieranno il corso della storia e della nostra vita.
Una città che hai visitato che ti è rimasta nel cuore e una in cui hai sempre sognato di trasferirti?
Diverse. Una che mi è rimasta nel cuore è Praga, ma dove vivrei è sicuramente Berlino.
Quali sono stati i tuoi viaggi più belli?
Per fortuna ho viaggiato parecchio girando quasi tutto il mondo. Devo dire che sono stati tutti viaggi belli e unici.
Cosa ti sarebbe piaciuto scoprire, tra le scoperte del passato?
Mah, visto il momento storico, forse i vaccini.
Qual è la tua principale inquietudine?
La stupidità di una parte della gente che possa in qualche modo ferirmi.
È difficile farsi “gli anticorpi” su questo?
Sai, gli stupidi per lo più sono anche pericolosi perché non sanno soppesare le loro azioni.
La conversazione che non hai mai fatto e che ti sarebbe piaciuta fare… con chi?
Forse mi piacerebbe fare due chiacchere con Pablo Neruda. Mi ha sempre affascinato la sua visione intima e progressista dell’uomo e della politica.
Come ricercatore è sempre tutto spiegabile?
Ma scherziamo, assolutamente no. Altrimenti che ci stiamo a fare?
La tua promessa mantenuta e quella che non sei riuscita a mantenere…
Mai rivelare promesse mai mantenute.
Il tuo amore a prima vista?
Ma forse il primissimo amore è stata la mia prima bici “da grande” all’età di 7 anni. Allora mi sembrava il preludio di avventura e libertà.
Qual è il tuo X-Factor?
No, non credo nell’X-factor delle persone.
Ti piace lo sport?
Si, anche se ora faccio fatica a trovare il tempo per farlo… O forse sono diventato semplicemente pigro con la vecchiaia.
Ne hai mai praticato qualcuno?
Diversi. Per mio padre dovevo diventare un atleta di decathlon. Alla fine ho scelto lo sci e il nuoto (fatto a livello agonistico) principalmente.
Ascolti musica?
Si, soprattutto quando devo concentrarmi.
Qual è il tuo genere preferito?
Diversi generi, dalla classica al jazz, passando per il folk e l’indie. Scelgo cosa ascoltare a seconda delle varie cose che devo fare durante il giorno.
Libro preferito?
Tutto quello che ha scritto Jules Verne, con quella sua genialità mi ha fatto scoprire come è facile viaggiare con la fantasia. Ma anche la serie dei libri su Montalbano che mi ricorda sempre la mia sicilianità con i suoi pro e contro.
Se dovessi ricordare un tuo “primo giorno” quale ricorderesti?
In questo ho la memoria del pesce rosso. Non saprei dire.
Cosa fai quando non sei a lavoro?
Ho una miriade di secondi, terzi, quarti ecc. ecc., lavori. Faccio l’autista, l’accompagnatore sportivo, il cuoco, la guida turistica, il domestico, il contabile… ovviamente tutto in famiglia.
Hai un posto del cuore?
Bora Bora. Posto unico in tutto.
La tua maggior fortuna?
Tutte quelle persone che mi stanno vicine e che mi aiutano a vivere meglio. E per fortuna ne ho diverse.
Nella tua valigia non può mai mancare?
Una bussola e una guida turistica… però da usare solo in caso di necessità.
In cucina sei più da dolce o da salato?
Sicuramente salato.
Piatto preferito?
Tutto ciò che sia carne e funghi.
Ti piace cucinare?
Si. Ho iniziato da piccolo facendo il caffè ai miei genitori, per poi cucinare anche per le feste di famiglia… poi devo dire che faceva sempre effetto quando dovevo fare lo “splendido” da ragazzino.
Una cosa che hai capito “da grande”?
Mai, e dico mai, prendersi sul serio. Vivi meglio e fai vivere meglio gli altri che ti stanno vicino. Purtroppo spesso non ci riesco.
Come si fa a vivere meglio?
Se lo scopri dimmelo, che io sto ancora cercando il modo…
Cosa conservi della tua infanzia?
L’odore e i colori della campagna dei miei nonni quando si andava a vendemmiare.
Ultima domanda: qual è la canzone che non smetteresti mai di ascoltare?
Probabilmente “La donna cannone” di De Gregori.
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